Che quella dei writers fosse arte, lo si è detto a più riprese e da più parti. Ma che a sostenerlo fosse nientemeno che l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, non era lecito sperarlo. Vittorio Sgarbi, si sa, ama sorprendere. Non è nuovo a uscite fulminanti, controcorrente. Nel torto e nella ragione, è uno che dice quello che pensa.
Sgarbi va al Leoncavallo e scaglia il sasso nello stagno. “I graffiti sono la Cappella Sistina della contemporaneità” ha affermato mentre si aggirava in via Watteau in compagnia di Daniele Farina e Atomo Tinelli, rispettivamente leader e writer storico del centro sociale. Il re del gusto Giorgio Armani è servito. Lui, che da Londra nei giorni aveva augurato galera dura per i giovani artisti della bomboletta suscitando il plauso dei benpensanti.
Il critico d’arte ed ex tombeur des femmes non ha invece gradito l’intrusione buonista. E come ogni purosangue, si è imbizzarrrito allavista dellle briglie. Sdoganando di fatto la street art. ”Fra 30 anni, sarà qualcosa di simile almovimento futurista - spiega l’assessore – Ci sono artisti di qualità. Ma non li vedete questi palazzi di m…” critica, con la fermezza che l'ha reso famoso.
Naturale attendersi reazioni scomposte.
Vittorio Sgarbi chiede che i muri siano vincolati dalle Belle Arti, che diventino un percorso obbligato della Milano contemporanea, che siano catalogati e pubblicati in un volume del Comune. Afferma: L’illegalità? «Non mi interessa. A me interessa il risultato estetico. Sarebbe gravissimo cancellare un documento così peculiare della creatività dei nostri tempi».
Sgarbi nel 2008 curò una mostra di Street Art, http://www.leomontemanni.com/?p=22.